Buongiorno,
per chi fosse appena approdato su L’angolo del terapista, mi chiamo Giusy Magli, sono psicomotricista e TNPEE (Terapista Neuropsicomotricità Età Evolutiva, ) e, da diversi anni, mi occupo di supporto alla crescita, prevenzione e relazioni di aiuto nel campo delle diverse abilità.
Psicomotricità esercizi per bambini
Quando si parla di “esercizi “, spesso la mente scorre ai problemi di matematica o ad allenamenti più o meno intensi, ma difficilmente associamo la parola esercizio a qualcosa di divertente, giocoso o stimolante. Si tende piuttosto ad associare questa parola a una competenza che dobbiamo allenare per raggiungere qualche aspetto performante.
L’esercizio è un termine per adulti, anche se l’attività è finalizzata ai bambini e alle bambine in età evolutiva.
Come fare, dunque, per far incontrare la necessità delle figure terapeutiche o educanti con il piacere, elemento imprescindibile che dovrebbe accompagnare tutte le attività dell’infanzia?
Di sicuro partendo dal tema della creatività, dell’inventiva, della fantasia e naturalmente della magia!
Psicomotricità esercizi creativi
Ormai è piuttosto noto come le competenze in ambito di motricità fine siano indispensabili per l’acquisizione delle autonomie di base, per rendere quei piccoli gesti quotidiani, che alle volte se ci sembrano così scontati, fluidi e fruibili.
Tuttavia, non c’è nulla di più ostico di ciò che non ci riesce bene.
Se vi sono quindi inibizioni in questo processo prassico ritroviamo ricadute a vario titolo, sia in ambito di abilità motorie, che spesso in ambito emotivo o cognitivo, con forti momenti di disregolazione su entrambi i versanti.
Gli esercizi per incrementare la motricità fine hanno spesso a che vedere con attività relative all’utilizzo di piccoli muscoli della mano, anche se in realtà, quando si parla di motricità fine, sarebbe corretto pensare in modo più ampio, comprendendo anche le dita dei piedi ed alcuni aspetti come la propiocezione, l’integrazione visuo-motoria, la coordinazione occhio-mano e la capacità di identificare e collocare gli oggetti nel tempo e nello spazio.
Recenti studi hanno inoltre collegato, proprio a questo proposito, le funzioni di motricità fine alle abilità matematiche.
Quindi come coinvolgere le bambine e i bambini in queste attività così fondamentali per lo sviluppo globale, soprattutto se proprio quelle attività sono per loro le più difficili da svolgere?
Nella mia esperienza, un passaggio fondamentale è l’aspetto del racconto, della storia.
Se uniamo le richieste pratiche ad elementi narrativi, spesso otteniamo un coinvolgimento emotivo che permette di disinnescare i movimenti difensivi dei nostri piccoli “im-pazienti”.
Quando coinvolgiamo le bambine e i bambini in qualcosa di avventuroso andiamo a rinforzare, oltre che le funzioni di base, il tema dell’autostima. Vincere le paure, sconfiggere i cattivi, sentirsi forti, risultare capaci di compiere imprese, sono spesso le fragilità più comuni che incontriamo nei bimbi con impaccio motorio o con funzioni prassiche inibite o compromesse.
Andiamo a caccia dell’orco
Innanzitutto, bisogna individuare una storia che faccia al caso nostro.
Se l’elemento narrativo non è nelle nostre corde possiamo scegliere una storia classica o un albo illustrato, come Le fiabe al buio, Aladino o I tre porcellini.
Già l’afferrare, girare le pagine, gestire il libro – nel caso delle fiabe al buio anche la torcia-, e tenere un tempo di attesa, hanno un valore preciso nell’ottica della motricità fine perché sono azioni che permettono di mettere in atto il movimento della pinza, la memoria procedurale, un prima e un dopo e un coinvolgimento visivo oltre che propiocettivo.
Poi bisogna definire sei nostri piccoli alleati siano un super eroe, una principessa fatata o un prode cavaliere.
Attenzione, perché ogni personaggio necessita di un accessorio particolare : mantelli, lunghi abiti con lo strascico, tuniche, accessori e via dicendo.
In questo modo i personaggi fantastici prendono vita, permettendo ai bambini di sperimentare la scelta, la presa, intrecci e nodi e ovviamente il travestirsi in tutte le sue sfaccettature, rendendoli i protagonisti attivi della loro avventura e delle loro azioni.
Spesso le bambine e i bambini con difficoltà di motricità fine faticano a vestirsi o svestirsi e a sequenziare l’ordine in cui indossare le cose: per questo diventano particolarmente oppositivi quando vengono incalzati sul fare da soli compiti per loro troppo difficili da svolgere, ma quasi nessuno resiste al fascino del gioco simbolico, di essere il vero protagonista del proprio meraviglioso racconto, con magici travestimenti.
Psicomotricità esercizi: poi inizia la vera avventura.
Ogni orco o cattivo che si rispetti ha almeno un castello, un fortino, un nascondiglio segreto molto ben nascosto e custodito di cui bisogna assolutamente aprire le porte!
Ecco che quindi compaiono tutti i tipi di serrature possibili: non sapendo con quale tipo di lazzarone abbiamo a che fare, bisogna essere pronti!
A questo punto, siamo pronti, adeguatamente vestiti, autonomie di base, con un piano delineato, libro o storia, e consapevoli di poter affrontare qualsiasi avversità: non serve altro che giocarsela bene e fino in fondo.
Che il gioco abbia inizio e con voi arrivederci alla prossima avventura.
Claudia says
Questo articolo mi ha colpito. Ho rivissuto tutte queste difficoltà in prima persona, da adulta, dopo un intervento e qualche microlesione cerebrale. È arrivata presto la consapevolezza di dover imparare di nuovo a scrivere a mano. Ho giocato su questa mia difficoltà, ho colto l’occasione per divertirmi allenandomi con mia figlia a tracciare righe colorate, curve, trattini.. a disegnare, a creare tutto quello che ci veniva in mente, a leggere. Mi sono resa conto che nulla dei nostri singoli movimenti è scontato e nulla è fine a sé stesso. È tutto collegato, sembra banale ma è così. La cosa che conta è godersi il percorso da bambini e, da grandi, far sì che anche per i nostri piccoli sia un’esperienza affascinante. Grazie di nuovo!