L’alfabetizzazione emotiva consiste nell’insegnare al bambino che cosa sono le emozioni, quali e quante sono, a cosa servono. Serve per far comprendere loro come si possono esprimere e manifestare le emozioni ma, soprattutto, come poterle gestire in modo consapevole.
L’alfabetizzazione emotiva o, se vogliamo, educazione emotiva, dovrebbe avere inizio dai primi 14 mesi di vita del bambino e durare per tutto l’arco della sua vita. Con maggiore attenzione nell’infanzia e nell’adolescenza, fase estremamente delicata nel processo di sviluppo dell’intero sistema affettivo di ciascuno di noi. È compito e cura degli adulti di riferimento modulare e adattare gli stimoli emozionali offerti ai ragazzi, coerentemente con la loro specifica età.
In qualità di genitore e psicologa, credo che costruire un sistema educativo basato principalmente sulle abilità cognitive del bambino sia riduttivo. Non dare importanza alla cura e alla maturazione delle competenze emotive, infatti, significa non offrire a quel bambino la possibilità di apprendere e di conoscere tutti i mezzi e i modi necessari per raggiungere una completa e consapevole costruzione e conoscenza di sé. Inoltre, lo sviluppo emotivo è strettamente collegato allo sviluppo cognitivo e sociale.
Promuovere un’alfabetizzazione emotiva permette, quindi, a bambini e ragazzi di comprendere le proprie emozioni, di sapersi immedesimare negli altri, di sviluppare empatia e di esprimersi in sicurezza, senza paura del giudizio.
Per insegnare ad un bambino cos’è un’emozione e come gestirla, i migliori strumenti che utilizzo sono albi illustrati e giochi.
Ci si può davvero sbizzarrire, ricordandoci sempre quali sono le caratteristiche del bambino e quali sono i nostri obiettivi di terapia. È un vero e proprio viaggio alla scoperta delle nostre emozioni.
Vediamo insieme degli esercizi sull’alfabetizzazione emotiva con il gioco “Espressioni del viso nel linguaggio”
Racconta l’emozione
In questo esercizio, mostro al bambino un’immagine e gli chiedo:
Chi è? Cosa sta facendo? Che emozione sta provando? Tu che emozione proveresti? Raccontami una volta in cui hai provato questa emozione, cosa è successo prima? Come hai gestito quell’emozione? Cosa hai fatto?
Insomma, creiamo insieme una ricostruzione dell’episodio e capiamo quali sono state le emozioni sperimentate e soprattutto come sono state gestite così da poter trovare, eventualmente, dei comportamenti alternativi.
Associa le emozioni
In questo esercizio, ho utilizzato il gioco con un bambino di 6 anni nello Spettro Autistico. L’attività consiste nel mostrare varie immagini che ritraggono diverse espressioni e il bambino deve collocarle nella casella giusta, riconoscendo ed etichettando l’emozione. Questo gioco può essere utilizzato in una fase iniziale di insegnamento delle emozioni.
Memory delle espressioni
In questo esercizio, propongo le carte giganti del gioco “Espressioni del viso nel linguaggio” come memory. In alternativa, come sto facendo nella foto, si può giocare a riconoscere chi tra i vari soggetti sta sperimentando la stessa emozione.
Se il bambino ha difficoltà nella gestione della rabbia, si potrebbe presentare la maxi carta emozione che ritrae il personaggio arrabbiato e cercare di capire quali sono le situazioni in cui prova l’emozione della rabbia.
Si può fare un elenco di quelli che potrebbero essere gli “antidoti” alla rabbia: quando sei arrabbiato cosa ti calma? Di cosa/di chi hai bisogno per stare meglio? Cosa si può fare quando si è arrabbiati? Cosa non si può fare?
Questo gioco è ideale anche per attività di un piccolo gruppo, spronando la condivisione. Nella condivisione, i bambini imparano a conoscere gli altri e sé stessi, imparano che non sono soli, che spesso li accomunano gli stessi motivi di essere arrabbiati, impauriti, felici. Imparano, inoltre, modalità diverse per affrontare le emozioni.
È importante che i piccoli imparino che non ci sono emozioni negative, poiché tutte le emozioni sono utili e che è giusto provare ogni sfumatura di emozione. L’importante è saperla gestire, essere consapevoli di quale effetto ha un’emozione su sé stessi e che impatto può avere su chi ci sta vicino. È condizione imprescindibile per vivere in serenità e senza violenza con noi stessi e con gli altri.
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