Un metodo che sta finalmente prendendo piede anche nel nostro paese è l’utilizzo della robotica educativa nelle scuole, da quelle dell’infanzia a quelle secondarie di secondo grado.
Si tratta di un primo approccio a questa scienza da parte di bambini e ragazzi, che si trovano a dover capire e scoprire come funzionano le diverse componenti di un robot.
Cambiano gli strumenti e le metodologie utilizzate ma non sicuramente gli obiettivi che si intendono raggiungere. Attraverso questo metodo, infatti, il bambino è più coinvolto nell’apprendimento attraverso un approccio più creativo e manuale: “impariamo facendo” è il motto di questa linea di pensiero.
E’ attraverso la sperimentazione e non l’imposizione che il bambino sperimenta e “crea” da solo la sua opera, spinto dal desiderio di completarla e esplorando i confini della sua fantasia: quali meccanismi mette in atto per raggiungere il suo obiettivo?
Tale approccio è reso ancora più creativo dal fatto che il bambino non è vincolato a schemi o regole ma è libero di vagare, toccare, manipolare, pensare con le conoscenze e abilità che ciascuno di loro possiede.
Lo scopo dell’applicazione di questa disciplina è quella di aiutare gli studenti a trovare un nuovo stimolante metodo di apprendimento di svariate materie, quali:
- Matematica;
- Scienze;
- Informatica;
- Tecnologia;
- Lingue.
Il tutto condito da una spruzzata di ingegneria e psicologia. Si tratta dunque di una materia multidisciplinare che consente ai ragazzi di applicare metodi di ragionamento al fine di raggiungere uno scopo prefissato: quello di costruire e far funzionare un robot.
Tuttavia, è anche molto importante il ruolo che riveste l’adulto, sia esso l’insegnante o il genitore, il quale si pone esclusivamente come “facilitatore”, una specie di “tutor” che interviene solo se richiesto dal bambino o che aiuta ad utilizzare gli strumenti nei primi approcci.
Sicuramente grazie a questi strumenti il bambino non impara solo a programmare un robot, ciò che cambia è proprio l’approccio didattico, il mondo in cui fare lezione a scuola.
I robottini programmabili, presenti anche nella nostra selezione Borgione come Thymio, Bee Bot e kubo, facilitano l’apprendimento in quanto tutto è visto come un gioco da parte del bambino, la socializzazione e il lavoro di squadra. In particolare, il corretto utilizzo dei sistemi informatici, come cellullari, pc e tablet passa anche attraverso questi insegnamenti e queste attività di programmazione possono anche prevenire futuri episodi di bullismo.
Imparare a utilizzare le nuove tecnologie anche nella didattica rappresenta un punto fondamentale oggi, in cui l’insegnante è chiamato a svolgere un ruolo attivo.
Penso che l’utilizzo di questa disciplina sia di fondamentale importanza oggi e spero in una rapida crescita anche in futuro, in cui si andrà sempre di più verso questa direzione. Prima avviene questo contatto “educativo” e meglio è per il bambino, che si troverà così a suo agio e più in confidenza con le nuove tecnologie.
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